venerdì 30 marzo 2012

I CHITARRISTI DI MILES DAVIS - 1^ PUNTATA : JOHN MCLAUGHLIN


Non c’è dubbio che molta della musica jazz  e fusion (ma non solo) che ascoltiamo oggi si ispira abbondantemente a quella che è stata composta da Miles Davis dalla fine degli anni ’50 fino al 1991. Non c’è dubbio che tutti i musicisti che hanno suonato con Miles hanno subito la sua influenza, ed è assodato che tutti coloro che hanno suonato con lui, dal vivo o in sala d’incisione, dovevano essere bravi professionisti, a volte grandi professionisti, altrimenti non avrebbero potuto farlo..
Premesso questo, ho pensato di andare a pescare tra loro,  i chitarristi : ognuno di essi troverà spazio in questo blog e nei post dove in particolare pubblichero’ i vinili in mio possesso.


JOHN MCLAUGHLIN 
McLaughlin collaboro’ con Miles Davis alla registrazione di due album epici: “In A Silent Way” (Columbia -1969) e “Britches Brew”, (Columbia – 1970) rispettivamente singolo e doppio del periodo “elettrico” del trombettista. A questi parteciparono grandi nomi del Jazz come Wayne Shorter, Bernie Maupin, Herbie Hancock, Joe Zawinul, Chick Corea, Dave Holland, Tony Williams, Jack DeJohnette, Billy Cobham ed altri…
Chitarrista dotato di tecnica eccezionale  e  stile particolare, assolutamente inimitabile, fortemente influenzato dal flamenco, dallo swing, dal rock, John McLaughlin fu testimone del primo cambiamento di rotta di Davis verso altri linguaggi musicali, che avevano come referente il jazz, ma che si rivolgevano alla sperimentazione.





JOHN MCLAUGHLIN - MUSIC SPOKEN HERE


LP VINILE – 1982 WEA






John McLaughlin - Negative Ions 



L'ALBUM
Musica 'sintetica' e musica acustica si muovono nella stessa dimensione espressiva: a volte la chitarra acustica dialoga con sinclavier e tastiere elettriche, a volte si presenta da sola o in duo ..Tutto in nome del jazz , del blues o del flamenco,  sempre tra le  dita e nell'animo di John McLaughlin. Gusto per sonorità e atmosfere andaluse riscontrabili  anche in Sketches Of Spain di Davis, e in Blues For Pablo,  pubblicati gia ' nel 1960, ed in Siesta, di Davis con Marcus Miller (1987)




        Lato 1
 1)Aspan
              2)Blues for L.W.
                3)The Translators
                     4)Honky Tonk Haven
                 5)Viene Clareando

        Lato  2
 1)David
              2)Negative Ions
               3)Brise de coeur 
4) Lòro

The Players:
Katia Labeque – Sinclavier II E Srenway Piano
Francois Couturier – Fender Rhodes, Prophet 5 and Yamaha Piano
Jean-Paul Cdelea – Acustic  Bass
Tommy Campbell – Drums
John McLaughlin – Acoustic and Elecrtric Guitar

PER APPROFONDIMENTI AI COMMENTI:

martedì 27 marzo 2012

JOHN LENNON E FRANK ZAPPA



SOME TIME IN NEW YORK CITY - 1972

Doppio album dal vivo di John Lennon con la partecipazione di Yoko, Frank Zappa & The Mothers Invenction.
Mi limito al commento sullo splendido assolo di Frank Zappa durante la canzone di John Lennon “Well (Baby Please Don’t Go)”: Grandioso.


John Lennon & Frank Zappa - Well (Baby Please Don't Go)


Grande impegno sociale, grandi temi, profondo spirito no - wars in questo doppio album “Some Time in NYC” indimenticabile pezzo di storia del rock, forte, intenso, politicamente  impegnato come solo Bob Dylan, Joan Baez, i Jefferson Airplane erano precedentemente riusciti. L’Album fu prodotto da Yoko Ono che partecipo' anche con le sue performances canore al concerto..Su queste, pero’, preferisco non esprimermi.





John Lennon & Yoko Ono- The Luck Of The Irish

venerdì 9 marzo 2012

LED ZEPPELIN - THE SONG REMAINS THE SAME


 - 2 CD - SWAN SONG - 1976 -

“La città esatta è sbiadita, ma il momento isolato è ancora chiaro. Da qualche parte sulla East Coast durante il tour più recente dei Led Zeppelin in America, Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones e Robert Plant stavano correndo dal palco fino al loro aereo da turismo..." 
Inizia così la recenzione che Cameron Crowe allora giovane giornalista, poi divenuto affermato regista, molto vicino al mondo della musica e del rock, scrive su questo film – concerto, girato in U.S.A. montato usando materiale tratto da  3 concerti al Madison Square Garden di New York  nel 1973 , durante la tournee negli States. La regia è di Peter Cliffton e Joe Massot.
Sempre secondo quanto scrive Crowe, guardando alcuni spezzoni di concerti vari di altri musicisti, spostandosi da uno stage all’altro, Page & friends rimasero e folgorati dall’energia di Little Richard che, urlando"Tutti Frutti",  batteva sui tasti del pianoforte e faceva vibrare con il suo movimento tutto il palcoscenico, in un vecchio del  film 1957..
Page,”sorseggiando il suo Jack Daniel” esclamò “Non possiamo fuggire alle nostre radici”, quel rock molto fisico, potente e coinvolgente.
Tre anni dopo, siamo nel 1976, I Led Zeppelin realizzarono questo lungometraggio, “The Song Remain The Same”  ottenuto in larga parte da registrazioni di quei concerti e tenendo ben presente  la frase di Page come principio ispiratore. L’intento era quello di  Catturare tutta la potenza e la forza che arrivava allo spettatore seduto in seconda fila durante un loro concerto. Il suono fu pensato stereofonico: una pista più playbock ed effetti che inviava la musica da ogni direzione del teatro.




Led Zeppelin - No Quarter


 Allora, giusto per tenere presenti le loro origini, compaiono “Rock and Roll”, “Celebration Day” e “The Song Remains The Same” a riscaldare l’atomsfera…Segue la splendida "Rain Song”, introdotta dai magici arpeggi di Plant  e “Dazed e Confused" che parte come un blues  lento e stracciato che diventa man mano  visionario e allucinato, tra continue aggressioni all’anima dalla voce corrosiva di Plant (nessuno, nessuno come lui  in questi pezzi..) alternate a silenzi e dialoghi con Bonham  e con Page. Guardando il film,  ci si accorge che è molto più di una serie di riprese del concerto: è, come dice Crowe "una rarissima serie di scorci e visioni nel simbolismo degli uomini che fanno la musica”. Allora, per la prima volta in questo tipo di movie,  appaiono immagini evocatrici di quello che potrebbe sentire Plant  durante "Dazed e Confused”, o il respiro della vita in " Stairway to Heaven "... e qui Page ti prende per mano e ti insegna un po’ di cose su come la chitarra diventa un vaso di Pandora, in mano sua..E’ d’obbligo un religioso silenzio durante l' ascolto del piu’ bel pezzo rock che sia mai stato scritto.
Stairway è preceduta da “No Quarter” introdotta e sostenuta dalle tastiere di J.P.Jones, grande brano strumentale, dove tiranneggia Page, perso completamente dietro al suo assolo,  interminabile, ipnotico..
Tra queste atmosfere rarefatte e psichedeliche spunta alla fine di nuovo fuori il Rock possente in “Moby Dick”  con il mitico assolo di Bonham e in conclusione “Whole Lotta Love” per congedarsi in bellezza... 


 Led Zeppelin  -  Rain Song 







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